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Voglio annoiarti un po' parlandoti della mia esperienza personale, sul pianeta imprenditoriale ITALIA.

Dal 2001, alla tenera età di 23 anni,  cerco di realizzare i miei progetti e i miei sogni, in poche parole provo a fare l’imprenditore.

Anche se ho capito dopo molto tempo cosa volesse dire la parola “imprenditore”.

Nel 2001 quando aprii la mia prima partita iva ero abbastanza a digiuno di marketing e internet ancora doveva esplodere, non esisteva né Facebook né YouTube, né tantomeno tutto il resto.

A quei tempi bastava fare il minimo sindacale accontentando i clienti per portare a casa una pagnotta, anche sostanziosa. Era possibile espandersi, per chi lo voleva, anche solo grazie ad un buon prodotto/servizio ed al semplice passaparola.

La concorrenza, essendo poca e di bassa qualità, permetteva, con poco sforzo, di avere un buon flusso costante di clienti che compravano. Nel mercato la richiesta era molto alta rispetto all’offerta.

Nel 2007 le cose incominciarono a cambiare velocemente, il mercato si stava contraendo in modo molto evidente e io non riuscivo a capire come poter trovare altri clienti facendo loro conoscere la mia azienda e proporre i miei servizi.

Di marketing me ne intendevo giusto un minimo avendo letto alcuni libri in Inglese quando ero giovane. Avevo applicato alla mia attività alcuni principi che si rivelarono poi molto potenti a quei tempi, tipo: prodotto che in Italia ancora nessuno

vendeva, nicchia di clienti alto spendenti, servizi esclusivi. Questo mi permetteva, senza strategie di marketing avanzate, di guadagnare al mese, a soli 25 anni, quello che guadagnava un impiegato in un anno.

Percepivo però che era necessario cambiare o implementare qualcosa, ma ignoravo il come e il COSA!

I margini si erano ridotti, i concorrenti spuntavano fuori come funghi e tenere sotto controllo il tutto era difficile, mi sentivo impotente, speravo che i potenziali clienti mi chiamassero per un preventivo (specifico che usavo la classica “pubblicità” o marketing creativo che andava in voga a quei tempi del tipo, pagine gialle, cartelloni pubblicitari e annunci su giornale. Buttavo all’incirca 10000 euro all’anno…).

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Sperare non è mai un bene, è il campanellino dall’allarme che devi fare qualcosa! Subito!

Inoltre, tornare indietro e ridimensionarsi dopo essersi abituati a certi guadagni, non è semplice e porta necessariamente ad analisi personali profonde.

Attorno a me c’era il vuoto assoluto, mi accorsi che la maggioranza delle attività stavano navigando al buio in mezzo al mare in burrasca ma per tutti era normale così, c’era la crisi…

Avevo percepito già nel 2005 che Internet sarebbe stato uno strumento molto utile ma ancora non era sviluppato in modo tale da poter essere usato come grossa leva per vendere e soprattutto io non avevo idea di cosa farci con il web…

Ai tempi se si cercava formazione sull’argomento in Italia ci si imbatteva solo in piccoli “hackers” che utilizzavano dei trucchetti per guadagnare su Internet ma nulla di più. Nemmeno le grandissime aziende fino al 2010 si sono approcciate all’Online.

Insomma, dopo vari fallimenti, “pause riflessive”, ricerche intense di informazioni utili al mio scopo (principalmente era vendere e fare grana, ovviamente con etica), scoprii su YouTube un video di un formatore americano, non tradotto dall’ Inglese,

che mi aprì un mondo.

Era il 2014, mi sembra.

Grafici commerciali
Grafici commerciali

Ho intuito che le cose che stava dicendo erano una bomba, poi feci una ricerca e scoprii che in effetti il signore guadagnava milioni di dollari e faceva il consulente per decine di aziende diventate famose negli USA, quindi OK, forse le cose che diceva meritavano di essere approfondite. Si trattava di Dan Kennedy.

Da qui conobbi tutta una serie di formatori americani più anziani e più giovani ma tutti appartenenti alla stessa scuola quella del “DIRECT MARKETING” in italiano “marketing a risposta diretta”. Principalmente incominciai a studiare, oltre che da Dan Kennedy, da Sam Ovens, Dan Lok e Frank Kern, fino ad arrivare a l’unico italiano degno di nota Luca De Stefani.

L’America è stata sviluppata ed è tutt’ora in espansione, grazie a questo tipo di marketing. Per farla semplice, parliamo del direct marketing che va in contrapposizione con quello conosciuto e utilizzato dalla totalità delle attività in

Italia, il “MARKETING CREATIVO”.

Il marketing a risposta diretta permette di quantificare e quindi valutare l’efficacia della strategia; si ha sempre sott’occhio il denaro speso e il rientro economico. Si compone di 3 fasi fondamentali che sono la lead generation, il follow up e la vendita

ripetuta. Tutte queste 3 fasi esistono da quando esiste il marketing a risposta diretta, quindi da almeno 60 anni in USA, ma grazie all’online è stato possibile svilupparle ed adattarle in modo tale da decuplicare la loro potenza rispetto a

quando esisteva solamente il cartaceo.

Il marketing creativo è il classico marketing fondato sulla pubblicità di massa come i cartelloni, televisione, radio, insegne e tanto altro. Questo ha fatto la fortuna dei cosiddetti pubblicitari che si inventano uno slogan, o un logo, o una pubblicità da

mettere da qualche parte, senza sapere poi cosa succederà. Ottimo per le grosse aziende già conosciute e con grossi capitali, quindi non per noi, e comunque sappi che spesso le grosse compagnie sprecano immensi capitali proprio grazie ai famosi creativi, potendoselo permettere perché oramai, oltre ad avere budget illimitati, hanno un brand conosciuto dato dal fatto di essere stati i primi o quasi nel loro settore a farsi conoscere. Chi prima arriva…

Ricordati sempre che quando si parla di Marketing non si parla di opinioni.

Se uno ti parla di opinioni nel business stringigli la mano e salutalo. Il Marketing a risposta diretta ha precise e ferree regole da rispettare SEMPRE.

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